Popol Vuh

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view post Posted on 24/2/2009, 17:34
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Di nuovo vi do dei dati che non corrispondono all'edizione in mio possesso...ma ad un testo che consiglio ;)

Titolo: La Bibbia Maya. Il popol-vuh: storia culturale di un popolo
Autore: Girard Raphaël
Traduttore: Giacometti M.
Editore: Jaca Book (collana Di fronte e attraverso. Religioni)
Anno di pubblicazione: 1998, 2 ed.
Pagine: 368
Prezzo: € 19,63

(in commercio ci sono, comunque, edizioni per tutte le tasche...ma non sempre è facile trovare questo testo in libreria...per andare sul sicuro vi consiglio, quindi, di affidarvi al click ;) )

Il Popol Vuh (letteralmente, “libro della comunità” o “del consiglio”) è il testo sacro dei Maya Quiché del Guatemala che raccoglie la genesi, la mitologia e la storia antica per quanto riguarda le migrazioni e il contatto con le culture olmeca, tolteca e maya yucatena.

Breve storia della scrittura maya
Apro prima di tutto una doverosa, seppur brevissima (e che di certo non rende giustizia), parentesi sulla scrittura di questo affascinante popolo.
La società maya era regolata da una rigida gerarchia che vedeva al primo posto della scala sociale l’Ahau, il Signore e re, che aveva un potere divino simile a quello dei faraoni d’Egitto. Ai sovrani sono dedicate le immense piramidi, i monumenti e le stele che recano lunghe iscrizioni con il racconto della loro discendenza dinastica, delle loro imprese militari e degli atti di governo. La conoscenza della scrittura espressa in glifi era monopolio dei Maya, anche se la compilazione dei testi e la lettura erano riservate esclusivamente alla classe dominante e ai sacerdoti. La difficoltà maggiore che gli studiosi moderni incontrarono nel decifrare la scrittura maya consisteva nell’interpretazione dei glifi, poiché essi formano un complicato sistema misto in parte ideografico e in parte fonetico: per esempio il suono ta può avere piú significati – avvoltoio, fascio di bastoni o torcia – e quindi possiede un proprio glifo sillabico, ma diversi glifi ideografici. Il primo studioso che comprese questo sistema è stato l’epigrafista russo Yuri Knorosov negli anni Cinquanta, che pubblicò una grammatica base dei glifi maya.
Un’altra rivoluzione nello studio della scrittura maya venne condotta dagli epigrafisti Heinrich Berlin e Tatijana Proskouriakoff, i quali riuscirono a leggere le iscrizioni delle stele che raccontavano la storia del popolo maya.

Comunque, dopo la conquista spagnola del Guatemala, l'uso della scrittura maya fu proibito e fu introdotto l'alfabeto latino. Ma, fortunatamente, alcuni sacerdoti e funzionari maya continuarono illegalmente a copiare il testo, usando però i caratteri latini. Una di queste copie fu scoperta nel 1702 da un sacerdote di nome Francisco Ximénez nella cittadina di Chichicastenango ed invece di bruciarla, padre Ximénez ne fece una copia aggiungendovi una traduzione in lingua castigliana. Questa copia tornò alla luce in un dimenticato angolo della biblioteca dell'Università di San Carlos a Città del Guatemala, dove fu riscoperta dall'abate Brasseur de Bourbourg e da Carl Scherzer nel 1854. Essi pubblicarono, pochi anni dopo, la traduzione del testo in francese e inglese, la prima delle molte traduzioni in cui il Popol Vuh è stato stampato da allora.
Il testo del manoscritto Ximénez contiene quelli che alcuni studiosi consideravano errori alla luce dell'esatta traslitterazione di un precedente testo pittografico, una prova che il Popol Vuh è basato su una copia di un testo molto precedente. Comunque ci furono sicuramente aggiunte e modificazioni al testo al tempo della colonizzazione spagnola, in quanto la maggior parte dei governatori spagnoli del Guatemala sono menzionati come successori degli antichi governanti maya.
Il manoscritto è ora conservato nella biblioteca Newberry a Chicago in Illinois.


Il libro
I primi quattro uomini, i primi quattro esseri terrestri che risultarono realmente dotati di parola quando mossero i piedi e le mani, le facce e le bocche, e che furono in grado di parlare veramente la lingua degli dei, erano anche in grado di vedere ogni cosa sotto il cielo e sulla terra. Tutto quello che dovevano fare era guardarsi intorno dal punto in cui si trovavano, ovunque fino ai limiti dello spazio e ai limiti del tempo. Ma poi gli dei, che non avevano intenzione di creare e modellare degli esseri che avessero le potenzialità per divenire loro eguali, limitarono la vista umana a quello che era evidente e vicino. Tuttavia i signori che un tempo governavano un regno da un luogo chiamato Quiché, negli altopiani del Guatemala, una volta avevano in loro possesso i mezzi per superare questa "vista da vicino", cioè ilb' al, uno "strumento per vedere" o "luogo per vedere"; con questo essi potevano conoscere gli eventi distanti e futuri. Questo "strumento" era...un libro.
I signori del Quiché consultavano il loro libro quando sedevano in consiglio e il nome che gli diedero fu, appunto, Popol Vuh (Libro del Consiglio). Poiché, inoltre, erano entrati in possesso del libro durante un pellegrinaggio che li aveva condotti fino alle sponde dell'Atlantico, lo chiamarono anche La Luce che Venne da Vicino al Mare. E, poiché il libro narra di eventi che precedettero la prima vera alba e di un tempo in cui i loro antenati nascondevano se stessi e le pietre che contenevano gli spiriti tutelari dei loro dei nella foresta, essi lo chiamarono Il Nostro Luogo nelle Ombre. Infine, dal momento che in esso si narra del sorgere della stella del mattino, del Sole e della Luna e si predice il sorgere e il raggiante splendore dei signori quiché, essi lo chiamarono anche L'Alba della Vita.

Descrizioni fantastiche, come quelle che accompagnano la grandezza di signori come Serpente Piumato e Quicab, rendono agli occhi di noi "europei moderni", il Popol Vuh (la Bibbia dei Maya...) simile ad un'affascinante fiaba. E' così che, in breve, potrei riassumere quest'opera...una bellissima Fiaba. Una fiaba in cui, nella versione originale, figure e parole erano la stessa cosa...una fiaba che si fonde con la storia...dando vita ad innumerevoli leggende, in cui il confine tra il "nostro mondo e quello degli dei" si fonde...

Buona lettura image
apu
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view post Posted on 27/2/2009, 19:19
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Per prima cosa mi pare giusto dedicare un pensiero e un ringraziamento a tutte le persone che hanno permesso a questo testo di giungere fino ad oggi superando gli anni della censura cattolica. Mi hanno sempre affascinato questi monaci o sacerdoti Cristiani che nonostante avessero l'obbligo imposto dalla Chiesa di distruggere tutti i testi considerati blasfemi o eretici avevano la maturità e l'intelligenza di liberarsi di tali pregiudizi e salvaguardavano questi testi rari, a volte unici nel tentativo di preservarne e tramandarne l'esistenza.
Questa figura così dedita alla conoscenza pura al punto di metterla al di sopra degli obblighi impostigli dall'autorita che comunque servivano, è così profonda da sembrare quasi un personaggio di fantasia.

Detto questo passiamo al libro.
Leggere i molteplici nomi con cui veniva (viene?) definito questo testo sacro mi trasporta nel regno del fantasy e mi riporta alla mente l'eterna (si fa per dire :P ) diatriba tra chi considera il fantasy un genere esclusivamente per bambini e chi invece non è d'accordo. I primi usano a sostegno della loro tesi che il fantasy è ricco di nomi infantili o fantasiosi, come boscoverde, lago d'argento, monti aguzzi, Gran Burrone (tanto per dirne uno famoso :P ), ma dimenticano che tutti i nomi, di ogni cosa, hanno avuto origine così.
Poi col passare del tempo, l'evoluzione della lingua ed il mescolarsi con altre lingue ha fatto si che si perdesse il valore descrittivo della maggior parte dei nomi. Ma in origine tutti i nomi avevano lo scopo di descrivere ciò che identificavano, come ancora oggi fanno: Monte Bianco, Monte Rosa, Ventimiglia, Cuneo, tanto per nominare i primi che mi vengono in mente...
Sapere che questo libro aveva nomi differenti che lo identificavano, mi regala una piacevole sensazione di mistero, avventura, magia... Insomma, di Fantasy.

Però vorrei sapere una cosa, quando dici che
CITAZIONE (Apu hau @ 24/2/2009, 17:34)
la maggior parte dei governatori spagnoli del Guatemala sono menzionati come successori degli antichi governanti maya.

Intendi dire che questo testo è stato modificato per far comparire i governatori spagnoli come i legittimi successori degli antichi governanti maya?
E se si perchè? Dato che tecnicamente ogni copia di questo testo avrebbe dovuto essere distrutta...

Il serpente piumato l'ho già sentito nominare. Cosa sarebbe? Un Dio? E quale compito avrebbe?

I primi quattro esseri terrestri erano tutti uomini? E di uguale "rango" sociale?
Nel Popol Vuh viene spiegato cosa pensavano i Maya riguardo a ciò che li aspettava dopo la morte?


:bounce: :bye1:
 
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view post Posted on 28/2/2009, 19:26
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CITAZIONE (Eindh @ 27/2/2009, 19:19)
Per prima cosa mi pare giusto dedicare un pensiero e un ringraziamento a tutte le persone che hanno permesso a questo testo di giungere fino ad oggi superando gli anni della censura cattolica. Mi hanno sempre affascinato questi monaci o sacerdoti Cristiani che nonostante avessero l'obbligo imposto dalla Chiesa di distruggere tutti i testi considerati blasfemi o eretici avevano la maturità e l'intelligenza di liberarsi di tali pregiudizi e salvaguardavano questi testi rari, a volte unici nel tentativo di preservarne e tramandarne l'esistenza.
Questa figura così dedita alla conoscenza pura al punto di metterla al di sopra degli obblighi impostigli dall'autorita che comunque servivano, è così profonda da sembrare quasi un personaggio di fantasia.

Concordo totalmente, queste figure per me rappresentano fonte di ammirazione ed ispirazione ;)

CITAZIONE (Eindh @ 27/2/2009, 19:19)
Detto questo passiamo al libro.
Leggere i molteplici nomi con cui veniva (viene?) definito questo testo sacro mi trasporta nel regno del fantasy e mi riporta alla mente l'eterna (si fa per dire :P ) diatriba tra chi considera il fantasy un genere esclusivamente per bambini e chi invece non è d'accordo. I primi usano a sostegno della loro tesi che il fantasy è ricco di nomi infantili o fantasiosi, come boscoverde, lago d'argento, monti aguzzi, Gran Burrone (tanto per dirne uno famoso :P ), ma dimenticano che tutti i nomi, di ogni cosa, hanno avuto origine così.
Poi col passare del tempo, l'evoluzione della lingua ed il mescolarsi con altre lingue ha fatto si che si perdesse il valore descrittivo della maggior parte dei nomi. Ma in origine tutti i nomi avevano lo scopo di descrivere ciò che identificavano, come ancora oggi fanno: Monte Bianco, Monte Rosa, Ventimiglia, Cuneo, tanto per nominare i primi che mi vengono in mente...
Sapere che questo libro aveva nomi differenti che lo identificavano, mi regala una piacevole sensazione di mistero, avventura, magia... Insomma, di Fantasy.

:quoto:

CITAZIONE (Eindh @ 27/2/2009, 19:19)
Però vorrei sapere una cosa, quando dici che
CITAZIONE (Apu hau @ 24/2/2009, 17:34)
la maggior parte dei governatori spagnoli del Guatemala sono menzionati come successori degli antichi governanti maya.

Intendi dire che questo testo è stato modificato per far comparire i governatori spagnoli come i legittimi successori degli antichi governanti maya?
E se si perchè? Dato che tecnicamente ogni copia di questo testo avrebbe dovuto essere distrutta...

Più che “modificato” direi che il Popol Vuh è stato “continuato”, nel senso che, trattandosi di un testo in cui largo spazio è dedicato proprio alla descrizione delle generazioni degli antichi governatori maya, la maggior parte dei governatori spagnoli del Guatemala sono in esso menzionati come successori di questi. In realtà il perché è piuttosto semplice da immaginare...così facendo gli “autori” del Popol Vuh intendevano inserire i governatori spagnoli nella “nobile” discendenza maya, riconoscendo così la loro autorità.

CITAZIONE (Eindh @ 27/2/2009, 19:19)
Il serpente piumato l'ho già sentito nominare. Cosa sarebbe? Un Dio? E quale compito avrebbe?

Non mi sorprende che tu abbia già sentito nominare Serpente Piumato (noto ai più come Quetzalcoatl...questa è una delle sue rappresentazioni più note image); si tratta di una delle più antiche divinità mesoamericane (uno dei primi templi a lui dedicati è infatti quello di Teotihuacan, nel Messico Centrale, edificato intorno al 200 d.c.). Il Serpente Piumato è il mitico apportatore di civiltà, ma anche il primo maestro spirituale, che supera il peccato e trascende la materia per ridivenire Luce, bruciando le radici dell'Ego. Il Popol Vuh lo definisce come “un vero signore di genio”. Egli ha il potere di manifestare i suoi personali spiriti tutelari, trasformandosi in serpente, in aquila, in giaguaro o in una pozza di sangue, ascendendo al cielo o discendendo a Xibalba (“luogo della paura”...l'oltretomba insomma).

CITAZIONE (Eindh @ 27/2/2009, 19:19)
I primi quattro esseri terrestri erano tutti uomini? E di uguale "rango" sociale?

Il Popul Vuh inizia con la descrizione di un mondo in cui non c'è nulla, se non un cielo vuoto sopra e un mare calmo sotto. L'azione si avvia quando alle divinità che risiedono nel mare primordiale, dette Creatore, Modellatore, Portatore, Genitore, Cuore del Lago, Cuore del Mare, Sovrano Serpente Piumato, si uniscono le divinità che discendono dal cielo primordiale, dette Cuore del Cielo, Cuore della Terra, Fulmine Neonato, Fulmine Improvviso e Uragano. Questi due gruppi avviano un dialogo nel corso del quale concepiscono l'emergere della terra dall'acqua e la crescita di piante e persone sulla superficie della terra. Secondo un processo che chiamano “semina” e “alba”. Vi è infatti la semina dei semi nella terra, i cui germogli saranno la loro alba, ma anche la semina del sole, della luna, delle stelle, il cui difficile passaggio nelle viscere della terra sarà la notte, seguita dalla loro alba. Inoltre vi è la materia degli esseri umani, la cui semina nel grembo materno è seguita dalla venuta alla luce al momento della nascita e la cui semina nella terra al momento della morte sarà seguita dall'alba, quando le loro anime diventeranno scintille di luce nell'oscurità.
Per gli dei, l'idea della creazione degli esseri umani è stata concepita insieme a quella della terra stessa, ma essi falliscono nei primi tre tentativi di trasformare quest'idea in una realtà vivente. Vogliono esseri che sappiano camminare, lavorare e parlare in modo articolato e controllato, visitare santuari, portare offerte e chiamare i loro creatori per nome, tutto secondo i ritmi del calendario. Ma gli dei creano, nel primo tentativo, esseri che non hanno braccia per lavorare e che possono emettere solo suoni striduli, schiamazzi, ululati e i cui discendenti sono gli animali di oggi. Nella seconda prova essi creano un essere di fango, che è incapace di camminare o di girare la testa o addirittura di mantenere la propria forma; un essere solitario, che non può riprodursi e che alla fine si dissolve nel nulla (insomma si tratta di un essere che i miei bambini, a scuola, direbbero “non vivente”). Nel terzo tentativo, gli dei creano gli esseri di legno, che riescono a guardare e a parlare e si moltiplicano in maniera pressoché umana, ma sbagliano nel ritmare le loro azioni in modo ordinato e dimenticano di invocare gli dei con le preghiere. Uragano scatena sulle loro teste una catastrofe, non solo sommergendoli con una gigantesca tempesta, ma inviando dei mostri ad attaccarli. Anche i loro cani, i tacchini, gli attrezzi e le case insorgono contro di loro, vendicandosi per i maltrattamenti subiti in passato. I loro unici discendenti sono le scimmie, che abitano ancora oggi le foreste. Nel quarto ed ultimo tentativo (nel Popol Vuh narrato dopo altri episodi...ed assume quindi il sapore di un flashback) gli dei hanno notizia di una montagna piena di mais giallo e bianco, scoperta dalla volpe, dal coyote, dal pappagallo e dal corvo. Xmucane (personaggio che si incontra durante precedenti racconti nelle pagine del Popol Vuh) macina molto finemente il mais trovato in questa montagna, e la farina mescolata con l'acqua in cui si lava le mani, fornisce la sostanza per la carne umana. I primi ad essere modellati dall'impasto di mais sono quattro uomini chiamati Quitze Giaguaro, Notte Giaguaro, Non Subito e Giaguaro Scuro. Si tratta dei primi quattro capi dei lignaggi patrilineari quiche; come nel caso degli uomini che oggi occupano questa posizione, essi sono chiamati “madri-padri”, poiché in questioni rituali essi fungono da genitori simbolici androgini per tutti i membri dei rispettivi lignaggi.


CITAZIONE (Eindh @ 27/2/2009, 19:19)
Nel Popol Vuh viene spiegato cosa pensavano i Maya riguardo a ciò che li aspettava dopo la morte?


:bounce: :bye1:

Nei vari racconti del Popol Vuh si fa spesso cenno all'oltretomba, così come agli spiriti ed agli dei. Provo a riassumere in breve quali erano le loro credenze relative all'aldilà.
Le divinità Maya erano caratterizzate perlopiù da connotati antropomorfi, fitomorfi, zoomorfi e astrali, e ognuna personificava una forza della natura.
Le figure divine più consuete erano dragoni, giaguari e serpenti. La figura più importante nel pantheon Maya era Itzamná, il dio del sole.
Le cerimonie religiose e i sacrifici, soprattutto animali e vegetali e raramente umani, erano fondamentali per saziare gli dèi e mantenere l'ordine cosmico. Secondo i Maya, come per quasi tutte le religioni, esisteva una vita dopo la morte, e di conseguenza erano necessarie cerimonie funerarie per aiutare lo spirito dei defunti ad arrivare nel regno dei morti.
I cadaveri ricevevano diversi trattamenti, come l’inumazione, la cremazione, l’esposizione all’aria o l’abbandono, e venivano sepolti in luoghi più o meno importanti a seconda della condizione dei loro proprietari quando erano in vita, ad esempio i governanti erano posti sotto le piramidi in grandi camere, i contadini nei campi e i sacrificati nelle fosse comuni.
I Maya consideravano l’uomo un essere duale, cioè costituito dal corpo e da una parte spirituale invisibile e intangibile, simile a quella degli dèi. A sua volta lo spirito si divide in due parti: una razionale, cosciente e immortale, che dimora nel cuore dell’uomo, e un’altra, impulsiva, incosciente e mortale che risiedeva in un animale selvatico. Questo alter ego animale non viveva con l’uomo, ma in una montagna misteriosa, nutrito e curato dagli dèi. Quando il corpo moriva, scompariva anche la parte animale, e rimaneva solo lo spirito razionale che prendeva dimora in uno dei tre regni dei defunti, a seconda della modalità della sua morte: i suicidi, i sacrificati, i guerrieri caduti in battaglia, le donne morte di parto, i re e i sacerdoti entravano nel Paradiso maya, un luogo beato, senza sofferenze e pieno di piaceri, sito appena sopra la Terra, in cui abbondavano cibo e bevande, dove scorrevano fiumi di latte e miele, e dove i bambini erano costantemente allattati da alberi dell’aspetto femminile. Al centro si trovava l’albero sacro, la ceiba, alla cui ombra si poteva riposare.
Il mondo inferiore accoglieva la maggior parte delle anime -ma soprattutto quelle dei malvagi- le quali vivevano un’esistenza irta di difficoltà e di continue prove da superare per opera dei diavoli.
Gli altri defunti finivano nel regno superiore e dovevano accompagnare il Sole nel suo cammino attraverso i cieli. Qui dimoravano anche coloro che avevano trascorso già molto tempo nel regno inferiore.
Poteva accadere che coloro che in vita occupavano un posto notevole nella società si trasformassero in divinità dopo la morte: questa credenza si può interpretare come un culto degli antenati, unico esempio in America Centrale.
Sui tre mondi della morte regnava il dio Giaguaro, signore della notte stellata.
Prima di essere sepolto il cadavere veniva avvolto in un sudario e gli si metteva in bocca del mais, perché oggetto sacro; sulla testa venivano poste delle lastre di pietra, carapaci di tartaruga o un vaso capovolto, con lo scopo di proteggere lo spirito, poiché si diceva uscisse dal corpo dalla fontanella del cranio; sul pube erano poste delle spine di razza per l’autosacrificio, come dono agli dèi; nelle tombe furono trovate anche unghie, ossa e denti di felini, probabilmente di giaguaro, che rappresentavano il viaggio del Sole nell’inframondo durante la notte, e quindi il viaggio che l’anima deve compiere nell’aldilà.
A volte si dipingeva di rosso il corpo del defunto: il colore rosso significava nascita, e veniva usato per propiziare la vita nell’oltretomba.
Insieme agli oggetti sacri, nelle tombe i Maya solevano mettere oggetti legati alla quotidianità, come vasi. I Maya credevano che anche gli oggetti fatti dell’uomo avessero uno spirito immortale, ed era proprio questa parte invisibile che le anime dovevano utilizzare; per questo gli oggetti venivano rotti, cioè “uccisi”.
Il dio della morte (AH PUCH, “LO SCARNIFICATO”) era rappresentato come un teschio, come uno scheletro con le costole sporgenti o, quando era ricoperto di carne, come un cadavere in decomposizione, gonfio e nero. Portava su tutto il corpo sonagli di tutte le misure.
A volte era dotato anche di occhi, e quindi percepito come un essere vivente. Questo fa capire che la morte non era pensata come il nulla, ma come un’energia, complemento di quella vitale. Veniva raffigurato mentre compiva azioni rituali, ad esempio sacrifici umani.
Era il Signore del livello più basso dell’inframondo.

Spero di aver risposto a tutto ;)
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{Ardito}
view post Posted on 1/3/2009, 12:09




Innanzitutto mi complimento per l'ottima ed esauriente rece :B): ; in secondo luogo leggendo questa rece e i commenti che ne seguono mi viene in mente una cosa..ovvero..tutti i testi sacri di "genesi" possono essere considerati "fantasy"..ciò per dire che sono d'accordo con eindh nel dire che il genere fantasy non è affatto per bambini..La storia dei maya è molto affasciante ( tornando IT) però lho sempre vista una civilità a suo modo crudele; specialmente per quanto concerne il culto dei morti..ricordo in un documentario che usavano seppellire dei guerrieri con le persone importanti e per non scappare gli spezzavano le gambe :huh: ..corrisponde a realtà?
 
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view post Posted on 2/3/2009, 16:54
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CITAZIONE ({Ardito} @ 1/3/2009, 12:09)
Innanzitutto mi complimento per l'ottima ed esauriente rece :B): ; in secondo luogo leggendo questa rece e i commenti che ne seguono mi viene in mente una cosa..ovvero..tutti i testi sacri di "genesi" possono essere considerati "fantasy"..ciò per dire che sono d'accordo con eindh nel dire che il genere fantasy non è affatto per bambini..La storia dei maya è molto affasciante ( tornando IT) però lho sempre vista una civilità a suo modo crudele; specialmente per quanto concerne il culto dei morti..ricordo in un documentario che usavano seppellire dei guerrieri con le persone importanti e per non scappare gli spezzavano le gambe :huh: ..corrisponde a realtà?

Sono contenta che la recensione ti sia piaciuta e ti abbia "incuriosito" ;)
Per quanto riguarda il discorso che fai sui testi sacri di "genesi", direi che la tua è un'osservazione valida per ogni testo sacro a prescindere da quale sia l'argomento in particolare in esso contenuto...il punto sta nel modo in cui tali letture vengono affrontate. Spesso avete letto nelle mie righe il consiglio a rileggere più volte lo stesso testo, beh nel caso dei testi sacri questo suggerimento "vale doppio"...e la prima lettura dovrebbe sicuramente essere svincolata da qualsiasi indottrinamento...in tal modo è garantito che qualunque testo sacro (tranne uno, a mio avviso - che poco ha a che fare con una "religione autentica" - cui, per ovvie ragioni, non faccio riferimenti precisi) somiglierà (e nulla avrà da invidiare) ai migliori fantasy mai scritti ;)

Passando alla tua domanda, invece, ti do qualche info che dovrebbe fare un po' di chiarezza...
Nelle sepolture Maya accompagnavano il cadavere alcuni oggetti che potevano essere più o meno ricchi a seconda della condizione sociale del defunto. Il corredo delle persone meno agiate era infatti differente e di minor valore; consisteva in oggetti di rozza fattura sia di ceramica che di pietra. Anche le sepolture cambiavano a differenza della classe sociale a cui apparteneva il defunto. La classe meno importante usava seppellire i morti in grandi cumuli artificiali poco elevati di terra battuta, in cui a volte venivano posti più di cinquanta individui. La classe più importante invece era deposta in cumuli di altezza superiori, che contenevano una sola persona. In alcuni luoghi veniva usata anche la cremazione, comunemente per i capi. Le ceneri venivano racchiuse in grandi incensieri in terracotta, oppure in appositi recipienti non decorati. Un corredo funebre molto ricco accompagnava i resti di uno sciamano; uno dei corredi ritrovati, ad esempio conteneva oggetti di particolare ricchezza e rarità e consisteva in dieci recipienti di conchiglie e di frammenti di quarzo usati per pratiche di profezia e di magia; c'erano due gusci di tartaruga, simboli della superficie terrestre, utilizzati anche come strumenti musicali, e dei frammenti di mica e di piccole conchiglie che appartenevano in origine ad uno specchio. Infine c'erano dei vistosi gioielli decorativi che servivano da ornamento personale, oggetto magico e offerta rituale. Sono stati ritrovati spilloni utilizzati dallo Sciamano per gli autosacrifici rituali. Il corredo poteva contenere anche armi di ossidiana o di selce e ornamenti personali spesso di giadeite. Inoltre accompagnavano il defunto idoli perlopiù di terracotta e argilla, ma anche di legno e di pietra.


Per tutta la vita i Maya modificavano l’aspetto del corpo attraverso pratiche che richiedevano costanza, coraggio e resistenza al dolore.
Ad esempio, a molti è noto un glifo che letteralmente si traduce con "la fuoriscita di sangue" e che esprime una pratica riservata in special modo ai Re ed ai Sacerdoti che "dovevano" innalzarsi al cielo. Questo rito, consisteva per gli uomini nel perforare il pene con spine o oggetti aguzzi di ossidiana, per poi far passare nei fori praticati alcuni steli di paglia; nelle donne i punti da perforare erano la lingua e le labbra. Durante questo rito si cadeva in uno stato di trance e si viveva un'esperienza allucinatoria, dato che si faceva uso anche di sostanze stupefancenti . L'allucinazione e lo stato di stordimento, dovevano portare alla visione del Serpente Sacro, simbolo stesso del sangue versato, che secondo i Maya era il mezzo mediante il quale i mortali potevano stabilire un contatto con il mondo "superiore" e con quello "inferiore" di Xibalba'.
I sacerdoti, dopo i sacrifici umani e animali, si rivestivano con la pelle delle vittime le cui carni venivano divise tra il clero e i notabili per essere mangiate.
Carattere meno permanente, ma altrettanto cruento, avevano le ferite che i Maya si procuravano per gli autosacrifici rituali trafiggendosi la lingua o le dita per offrire il proprio sangue come nutrimento agli dei.

Con queste poche parole su uno degli aspetti più "strumentalizzati" della cultura maya dovrei aver risposto alla tua domanda specifica ;)

Per quanto riguarda, invece, la tua comprensibilissima visuale di una "civiltà maya a suo modo crudele", provo a portarti per un attimo nel mio mondo da antropologo...la cosa più difficile (anzi, per certi versi, impossibile e, a mio avviso, anche un po' errata - magari per gli interessati possiamo affrontare meglio questo discorso, già accennato anche a proposito de "Il Ramo d'Oro", in altra sede) quando si osserva una cultura differente dalla nostra (per spazio o per tempo) è riuscire a non farsi condizionare in alcun modo (dunque, occorre svincolarsi da qualunque pregiudizio, ma è anche necessario d'altro canto - così almeno afferma qualcuno - non lasciarsi coinvolgere dalla cultura osservata). Bene, se si riesce a fare questo, anche solo un pochino, ci si rende subito conto che il "giudizio" non ha valore...e che alcune "inclinazioni" sono caratteristiche dell'uomo ad ogni latitudine e in ogni tempo. Se si osserva, infatti, con un po' di attenzione la cultura maya, si nota subito che quella cosiddetta "crudeltà" non è poi tale. Infatti, i sacrifici di cui abbiamo dati storici (quindi scientificamente validi e non immaginari) evidenziano che si tratta di scelte operate dai singoli (influenzati dalla propria cultura, è ovvio, ma del resto l'uomo smette di essere Homo proprio grazie ad essa). Insomma, per i popoli precolombiani il sacrificio era una scelta e rappresentava molte volte motivo di "vanto". Ma si può dire lo stesso, ad esempio, di quegli illuminati europei che in nome di una "giustizia divina operata dagli uomini" (uomini che proclamavano la carità, il perdono, la lotta contro l'ingiustizia; e uomini che, in nome di una scienza, combattevano, o così dicevano, ogni forma di superstizione) inventarono terribili strumenti di tortura, per sottrarsi ai quali chiunque avrebbe confessato qualunque cosa...e bruciarono vive giovani donne ree, probabilmente, di esser solo troppo belle, curiose e intelligenti? ...e vale, forse, lo stesso discorso per tutti quelli che, pur appartenendo alla specie Homo sapiens, uccidono in nome di un nuovo dio...il più grande di tutti...quel dio Denaro che poco ha di quelle divinità di una volta, vendicative forse, da placare a volte, ma portatrici di vita per lo più?
Allora forse resta da chiedere, a noi civili europei d'oggi, cosa sia "crudele": uccidere semplicemente, al di là di quale sia la comoda giustificazione che spesso si trova a tale atto e al di là dei metodi? oppure, un rituale magari spettacolare e per qualcuno difficile da guardare e comprendere a causa delle "scene di sangue", ma che raramente miete vittime?

Apu
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P.S.: poi è ovvio, quando prendo tra le mani il cranio di un bambino e ne determino la causa della morte dovuta a determinati rituali...penso anch'io che quello era solo un innocente bambino...ma quei bambini, fortunatamente pochi, non sopravvissuti a tali rituali, sono morti a causa di un incidente...come definire, se non crudeltà, invece, le azioni che portano, oggi, alla morte di quei bambini, purtroppo tanti, causata da quel dio Denaro di cui sopra?
 
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{Ardito}
view post Posted on 3/3/2009, 15:09




la mia perplessita era sul fatto se questi sacrifici e/o menomazioni fossero imposte o meno..questo era il mio dubbio.

Spostandoci in attualità hai ragione a dire che il dio denaro è "un'entità" diversa e molto più potente..e che in suo nome si sono fatte cose ben peggiori in questo ti quoto..
 
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5 replies since 24/2/2009, 17:34   184 views
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